Qualche giorno fa camminavo di notte per le vie del centro, di contorno il solo rumore dei passi che colpiscono i sanpietrini, finché ho sentito cantare in un bar, una canzone che parlava di felicità.
Ad 11 anni in prima media la professoressa di italiano disse a mia madre che non ero dotato di fantasia.
Ci diede un tema da svolgere in cui avremmo potuto esprimere un desiderio che ci avrebbe condotto in linea diretta alla felicità. Non si faceva riferimento alla pace nel mondo, a trovare un tetto per i senza tetto, alla fine delle disuguaglianze sociali, al suffragio universale o alla lotta delle minoranze. Ma ad una cosa più spielbergiana, tipo la capacità di respirare sott’acqua o di andare nello spazio insieme a Luke Skywalker. Non ne colsi minimamente il senso e così raccontai di come un mio personale desiderio fosse quello di ripetere l’esperienza di qualche settimana prima in Carpegna, sul monte Cippo, a giocare a calcio tutto il giorno con i miei due migliori amici.
La Prof mi diede sufficiente meno: chiesi spiegazioni e la risposta fu che per quanto fosse scritto bene, il tema non era centrato e che sarebbe stato meglio se avessi desiderato poter volare come Peter Pan, piuttosto che della collina bucolica del Carpegna. Ci rimasi doppiamente male perché Peter era di gran lunga il mio personaggio disneyano preferito.
Al tempo non ero prettamente ferrato su cosa fosse l’intellettualismo etico e nemmeno sull’importanza letteraria di James Barrie ma con la dialettica e il vocabolario che può avere un undicenne provai a sostenere fortemente l’idea che è esclusivamente discrezionale ed individualista su come possono essere felici le persone.
Da quel giorno in prima media credo di averci impiegato circa 20 anni e un corso di filosofia per boomer a comprendere che solo chi fa del bene può essere veramente felice. Il bene è una questione di conoscenza, che si può mettere in atto se viene intrapreso un cammino di cultura.
La poesia nella vita è indispensabile, non intesa come terzine ed endecasillabi ma come visione sentimentale delle cose e di pensiero.
E la filosofia la possiamo trovare ovunque: dove ci viene trasmessa, a scuola, sui libri, nei musei, dove la andiamo cercando, in famiglia, sull’eremo di un monte, nei cieli autunnali, nelle relazioni, dove meno ce la aspettiamo, al lavoro, al mare, al pub.
Per quanto ne suggeriva l’insegnante di italiano, Peter, il ragazzo che suonava il flauto di Pan, non è una fiaba fanciullesca, ma un dramma privo di morale, una storia d’amore repressa nell’incapacità di provare desiderio. La sua esistenza non è un invito a non crescere, ma a non vivere e a dimenticare, attraverso il gioco, l’essenza della vita stessa, il passare del tempo. James Barrie scrive di tutto quello che fa più soffrire: il senso della fine, dell’impossibile, delle distanze che non si possono colmare, la mancanza di sincronia del sentimento.
Non possiamo essere prigionieri della nostra essenza, non possiamo goderci a pieno l’esistenza vivendo consci di avere giorni illimitati.
L’essere umano cresce di più sperimentando dolore e sconfitta che gioia e successi.
E forse è per questo che fa paura crescere, fa paura aspettare la notte, fa paura accorgersi che le cose finiscono, fa paura aprirsi e lasciarsi andare, fa paura questo tempo postmoderno, fa paura la domenica pomeriggio. Non fa paura raccontare e ascoltare i demoni delle persone, spaventa non combattere i propri. Non fa paura ripetere gli stessi errori, terrorizza sperimentare e commetterne di nuovi.
Trovare un equilibrio delle cose è difficilissimo, ma anche quando la vista è coperta da una fitta coltre di nebbia, anche quando sembra di non riuscire a vedere ad un palmo dal naso, è possibile immaginare cosa abbiamo dinanzi. E quando il soffio del vento libererà la nostra visuale, potremo scorgere quello che era solo nascosto, accorgendoci di quanto sia bello.
A volte ciò che è male è un bene e altre volte ciò che è un bene è un male. Niente dipende dall’allineamento dei pianeti, la felicità si realizza nella misura in cui perseguiamo il giusto mezzo tra due estremi nei nostri comportamenti.
Il voto del tema fu cambiato e portato a sufficiente, ingiustissimo comunque.

Pensiero debole dedicato alla filosofia, maestra di esistenza dalla quale attingere forza vitale