Oggi è finalmente arrivato un vinile che aspettavo da dicembre. Ed è stato come fare un triplo tuffo nel passato perché la prima volta che ascoltai l’album correva l’anno 2008. Lo scoprii grazie ad una sua traccia sentita in circostanze molto simili a quelle con cui gli scrittori di romanzi di oggi dovrebbero descrivere il paradiso: estate, un falò clandestino organizzato in spiaggia libera, musica e gente giusta.
Un album che racconta di vicende rosse come le brigate e come per le brigate questo termine ‘rosso’ è valido per tutti e due i suoi significati.
Ricordo ancora che qualche mese dopo ne condivisi brevemente i contenuti con il professore di filosofia del liceo, un uomo dai grandi abiti e dall’incredibile stile, chiedendogli una lettura per scoprire, approfondire e curiosare con gli occhi di un romanzo la storia della vecchia Europa dell’est. Fu lui che mi consigliò Milan Kundera e le sue gesta narrative.
Mi recai così dalla gentile signora della biblioteca per un prestito.
‘Da restituirsi entro 60 giorni’
‘Ci mancherebbe’
La Cecoslovacchia come non ce la insegnano, la Praga diversa a quella che è stata aperta alla fortuna per tanti di noi di visitarla e viverla.
Ebbi il piacere di arrivare nella capitale boema nel 2011. Fu un piacere perché il viaggio era un interrail condiviso insieme ad altri quattro eroici personaggi che se li descrivessi potrei iniziare la stesura di un personalissimo Simarillon tolkeniano, così, per convenienza di tutti, userò da qui in avanti un banalissimo ‘noi’, talvolta persino sottinteso. Facemmo un giro strano perché fummo dirottati da Wurzburg a Norimberga, trascinati come animali al pascolo su un pullman e da lì impacchettati e spediti in direzione di Praga. La versione ufficiale fu che non esistono treni dalla Germania per Praga. Sono passati 10 anni ma ancora confesso di non crederci e le spiegazioni che mi sono auto-dato ritengo essere ragionevolmente due. L’addetto tedesco ci ha palesemente trollato o le compagnie di bus in Germania non se la passavano bene.
In realtà quel tratto di viaggio fu molto illuminante, ci fece vedere come si compone la Repubblica Ceca al di fuori dei suoi centri principali. Il classico ‘cosa c’è nel mezzo’.
Ecco, un bel niente.
Mentre Praga, Praga splende nei suoi palazzi barocchi e liberty, e sembra avere cancellato, perché vuole dimenticare, le tracce riconducibili alla memoria di Leonid Bréžnev tra le Case Danzanti, il quartiere di Malastrana e un muro di John Lennon. Ma uscendo dal centro è facile accorgersi che la Boemia ha solo nascosto quello che poteva e ce la sta mettendo tutta per recuperare anni di arretratezza e frustrazione e provare a dare rigoglio alla sua economia trafitta prima da est e poi da ovest.
La vita notturna ci portò al ‘Karlovy Lazne’, al secolo ‘The biggest music club in central Europe’. A primo impatto sembra di entrare nell’edificio di una vecchia fabbrica comunista.
Cinque piani con varie sale che sparavano generi musicali più disparati. La scaletta è totalmente a caso, passano canzoni pop riadattate in ceco insieme a tormentoni che ascoltavamo dieci anni prima. Come se i cecoslovacchi si fossero persi qualche giro rispetto alla parte più occidentale. Fino a che eccola in console: ‘Party Rock Anthem’ degli LMFAO.
La detestavo.
Non per il brano ma per il video, dove i protagonisti facevano quel ballo trashissimo che non serve descrivere. Nella sala la ballano tutti. Ci uniamo anche a noi e andiamo a formare un collettivo di Every day I’m shufflin’ con cechi, slovacchi, sloveni, austriaci, tedeschi, polacchi, belgi e così via. Ancora oggi quando mi viene chiesto un parere sull’Europa, ripenso a quel momento e lo collego al primo vero ricordo di come si può rappresentare con un’istantanea l’unità europea, la forza di un popolo e l’anima di migliaia di persone. Mentre là fuori c’è tuttora decadenza, ritardo e disuguaglianza.
E allora mi domando per quanto tempo durerà, per quanto potrà reggere ancora un sistema dove coesistono un paese in cui una birra e un panino costano cinque euro e in quello accanto quindici, dove ti ci mettono i crauti pure se non li vuoi. Kundera scriverebbe che la storia avrebbe potuto prendere una piega diversa e vorrei essere nella sua testa per conoscere la spiegazione che si è dato sulla differenza tra un regime fatto di bombardamenti, carrarmati, dittatura ed uno imposto con omertà, titoli di stato, spread, euro.
Come una nube di fumo che si muove con il vento, questo modello di dettare regole si è espanso e ci sta via via impoverendo della nostra identità. Senza rendercene conto la stiamo perdendo, quando siamo associati ad un numero, quando i nostri rapporti sociali diventano più freddi, quando c’è troppo da fare, quando smettiamo di confrontare le nostre idee.
La lettura, la poesia, la scrittura, la musica, il teatro rappresentano una grossa fetta della nostra identità. L’arte è anche stupirsi, abbandonare per un po’ i nostri pensieri per tornare a guardare fuori, per tornare a meravigliarsi come lo fanno i bambini, scevri dalle rivalità, dal marcio, dal vendibile.
E mentre questo vinile continua a suonare, il triplo tuffo nel passato può concludersi con un carpiato di ricordi collegati a tutti questi anni in cui un’identità personale ce la siamo costruita tra vicissitudini italiane che hanno condito inevitabilmente le vite di noi tutti e le nostre grandiose cazzate degli ultimi quindici anni.
Il multitape della playstation per giocare in quattro, contro ma insieme
La nostra compagnia passata dai bacardi direttamente agli stay rock
Il voto a diciotto anni e il partito comunista per la prima volta fuori dal parlamento nella storia italiana
Una pista da ballo in spiaggia con un vecchio galeone meglio dell’Alcatraz
Il gin tonic col gordon
La nuova speranza della sinistra appoggiata su Nicky Vendola, qualcuno sa dov’è?
Hermione che diventa adulta
Speech, qualcuno sa perché
Il rigore fuori di Pellè con la maglia della Nazionale contro la Germania
Il rottamatore dal 40% al 2%
Rainbow, così diceva di chiamarsi, la ragazza thailandese a Koh Samui praticante il mestiere più antico del mondo e non capivamo perché di notte era molto bella e di giorno…no
Plaza de los coches a Cartagena e gli slogan pubblicitari rivedibili nei supermercati colombiani che inneggiavano al pollo ripieno
Milan Djiuric acquistato dal Bristol
L’incredibile politica di marketing dell’Ikea che porta a vendere infiniti squalo-peluche
Orietta Berti a Sanremo conciata come Achille Lauro

Scritto il 19/03/2021, pensiero debole che in realtà è nato prima della parte uno